Dall’idea al business: la startup spiegata da Daniele Novaga

C’è un imprenditore in ognuno di noi? Daniele Novaga, fondatore di Stereomood, torna al Master per spiegarci come fondare una startup e portarla al successo.

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Diplomato nell’a.a. 2005-2006, Daniele Novaga è tornato al Master in qualità di docente a raccontarci in un workshop la sua esperienza sulle startup.

Partendo dall’esempio di Stereomood, da lui fondata nel 2009, Daniele ha illustrato ai nostri ragazzi tutte le tappe necessarie alla creazione di una startup, mettendo anche alla prova la loro capacità imprenditoriale con un’esercitazione sull’ideazione di una loro ipotetica startup.

 

Ciao Daniele, rispetto alla tua intervista del 2010, ci puoi aggiornare su quello che è successo a Stereomood nel frattempo?

4 anni sul web sono un’era geologica, ma Stereomood è sempre al suo posto, anzi rispetto ad allora ha 1 milione di utenti in più ed è disponibile su tutti i device Android e Apple. A 5 anni dal lancio, sono oltre 20 milioni le persone che hanno utilizzato Stereomood per dare una colonna sonora alle loro emozioni, per addormentarsi, correre, lavorare, sognare e fare l’amore con le nostre playlist.
4 anni fa Stereomood non era ancora un’azienda, nessuno dei founders ci lavorava a tempo pieno. Da settembre 2011, grazie al word of mouth innescato dai nostri utenti, da ottime recensioni su Forbes, Mashable, Wired e dall’official Honoree ai Webby Awards del New York Times, abbiamo avuto una crescita vertiginosa che ci ha portato a dedicarci a tempo pieno a Stereomood, anche grazie all’ingresso in società di un Venture capital italiano.

A inizio 2012, Mind the bridge e Rcs ci hanno sponsorizzato 3 mesi a San Francisco, dove abbiamo stretto relazioni con altre startup musicali e consolidato il servizio, lanciando le nostre mobile apps e una nuova versione del sito. Tornati in Italia, Stereomood ha potenziato il suo organico fino a contare 15 collaboratori, ma ha cominciato a subire l’espansione di competitors come Spotify e Songza, players con grandi disponibilità finanziare che riproponevano la modalità di ascolto che avevamo lanciato fin dal 2009, sottraendoci ampie quote di mercato.
Ma non ci siamo persi d’animo e abbiamo deciso di lavorare ad un algoritmo di music recommendation per personalizzare le nostre playlist, riorganizzando la nostra struttura sulla base di questo nuovo ambizioso obiettivo.
Ora siamo nuovamente in fase di fundraising per supportare questo progetto e rilanciare Stereomood e le sue applicazioni in un mercato sempre più affollato e competitivo.

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Puoi spiegare in parole povere che cosa è una startup e quali sono gli elementi necessari per crearla?

Una startup è una organizzazione temporanea per trasformare un’idea di business in un’impresa, creando da zero un prodotto o un servizio che risolva un problema che fino a quel momento non aveva soluzione o soddisfi un bisogno insoddisfatto. Innovazione e crescita caratterizzano una piccola impresa che vuole scalare velocemente e in questo non si pone limiti geografici.

Una startup quindi va a risolvere problemi laddove la soluzione non è ovvia e il successo non è garantito. Per affrontare il rischio e l’incertezza del futuro che accompagna il suo ciclo di vita è necessaria una predisposizione culturale e soprattutto caratteriale: si tratta di dimenticare la stabilità in cambio della promessa di una crescita incredibile e dell’eccitazione di cambiare il mondo – o almeno il mercato in cui si agisce – rendendo possibile l’impossibile, spesso mettendosi nella posizione di Davide contro Golia.
Per questo fare startup è un’emozione forte, ma è anche estremamente dura perché non ci sono certezze: un giorno stai per esplodere e il giorno successivo sei pronto a dichiarare bancarotta.

Per lanciare una startup c’è necessariamente bisogno di soldi – da investitori, familiari, amici, campagne di crowdfunding, dalle prime revenues, non importa – ma soprattutto di un team solido, di grande tenacia, intuizione e tanta fortuna data anche dall’essere nel posto giusto al momento giusto.
Tutto questo non basta però se non si ha un’idea di business vincente: la vita delle persone è piena di piccoli problemi da risolvere in breve tempo e senza troppi sforzi.
Se prendiamo uno di questi problemi e scopriamo che, oltre ad essere molto diffuso, nessuno sta facendo niente per risolverlo, abbiamo appena trovato la nostra idea di business, il terreno fertile per la nascita di una startup.
Del resto Google, Facebook, Soundcloud, Spotify, Paypal sono tutte state create per risolvere un problema: è questo il primo fattore comune alla base del loro successo.

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Raccontaci brevemente l’esercitazione che hai fatto fare ai nostri studenti e quale è stata la sua finalità.

L’obiettivo del workshop era simulare la fase embrionale della nascita di una startup: l’intuizione che dà vita all’idea di business e la sua prima validazione attraverso l’ormai celebre Business Model Canvas.
La prima parte dell’esercitazione era appunto fare brainstorming per concepire un’idea di business, la soluzione a un problema per un determinato segmento di potenziali clienti.
Nella seconda parte le 5 potenziali startup che si sono formate nel workshop hanno raffinato la propria idea utilizzando i primi 5 blocchi del Canvas: customer segments, value proposition, channels, customer relationships e revenues Stream, con l’obiettivo di capire il “product market fit” della propria idea. Se e in che modo questa potesse diventare un prodotto vendibile sul mercato.
Alla fine il Ceo designato da ogni startup ha presentato la sua proposta, esponendosi ai feedback degli altri gruppi in una interessante sessione di “reverse mentoring”.

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Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe intraprendere la strada della startup?

Ce ne sarebbero tantissimi! Tra l’altro i ragazzi erano molto incuriositi dai motivi per cui le startup falliscono, consci del fatto che nonostante l’hype delle startup tutte creatività e successo, solo in poche sopravvivono. Così a fine giornata ho elencato almeno 20 di questi motivi che sono altrettanti consigli.
Direi che la prima cosa è saper osare, anche rischiando di sbagliare: l’importante è apprendere dai propri errori che in un percorso ignoto, fatto di rischi e continui cambiamenti, sono inevitabili.
Per questo, come dice Alex Ljung di Soundcloud, è necessario lanciarsi pienamente nella propria iniziativa imprenditoriale con tutte le proprie energie e passioni, non esitando a mollare il proprio lavoro e a spostarsi “dove le cose accadono” se necessario.

Un’altra cosa importantissima è saper costruire un team affiatato e competente, in grado di tradurre idee e progettualità in execution: qui entra in gioco la capacità di relazionarsi con gli altri, fondamentale per trasmettere entusiasmo e stimolare la creatività e le competenze del team, senza rischiare di replicare dinamiche “aziendali”.

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Un’ultima cosa: definire e verificare il business model prima di lanciarsi. È necessario trovare il modo di guadagnare soldi, perché l’idea, la tecnologia, il prodotto migliore del mondo sono destinati a vita breve senza un modello di business sostenibile.

Purtroppo o per fortuna non è solo la genialità di un’idea che fa una startup!

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