Il mondo della post produzione video secondo Walter Perrucci

Walter Perrucci

Walter Perrucci è digital compositor, Flame artist e Vfx supervisor presso Square MTC di Milano. Per il secondo anno è docente del modulo Post production techniques. Lo abbiamo intervistato.

Walter inizia la sua carriera nel ‘93 lavorando per il web, passa poi alla grafica per la stampa tenendosi sempre aggiornato sul mondo del video, la sua prima passione. Da 16 anni lavora in post produzione collaborando con le maggiori agenzie di pubblicità più importanti sul mercato italiano e internazionale. Quando vedete lo spot di una caramella o di un chewing-gum con molta probabilità è passato dalle sue mani.

Buongiorno Walter, da poco hai terminato il corso di Post production techniques al Master MM. Quali sono gli argomenti trattati durante le lezioni?

Si comincia con le varie figure professionali che concorrono alle realizzazione di un audiovisivo in tutte le sue forme, partendo dalla pre produzione, passando per la produzione e infine la post produzione. Vengono presentati diversi esempi di video ripercorrendone le fasi che hanno portato alla sua realizzazione: storyboard, shooting board, set con documentazione visiva, color grading, compositing e finalizzazione con messa in onda.

Particolare attenzione è rivolta agli spot pubblicitari e alla motion graphics. Vengono analizzati anche i formati video e quelli cinematografici con un occhio al mercato e un altro ai possibili sbocchi lavorativi.

Secondo la tua esperienza di questi anni, qual è lo stato dell’arte del mercato oggi?

Le grandi società di post produzione in Italia non esistono più. La crisi si riflette anche nella qualità dei lavori che si vedono realizzati. In questi ultimi anni, con l’evoluzione dei software e con hardware sempre più alla portata di tutti, si sono create tante piccole realtà.

Il mercato si è frammentato molto creando delle società specializzate in particolari settori come la videoarte, la motion graphics, il 3D CGI, il cinema. Le produzioni delocalizzano all’estero e per ottimizzarne i costi vengono adattate anche per gli altri paesi. Molte società, per non spendere troppo in nuove produzioni, decidono di mantenere la propria comunicazione video invariata nel tempo, mandando in onda spot pubblicitari anche molto vecchi.

Alcuni brand ricchi (telefonia mobile, automotive, profumi) continuano ad aggiornare la loro immagine mantenendo alto il loro profilo e quindi anche i processi per produrre un video devono essere all’altezza delle aspettative del cliente.

A tuo parere quali sono le sperimentazioni e le tecniche più interessanti nell’ambito della post produzione video?

In questi ultimi anni il 3D stereoscopico ha portato un ventata di novità nelle produzioni cinematografiche. Sono cambiate le tecniche di ripresa e quindi anche la post produzione ha modificato il proprio workflow in modo da poter gestire la mole di dati che questa nuova tecnologia si porta dietro. In ambito pubblicitario solo pochissime produzioni hanno seguito questa strada.

Discorso a parte bisogna farlo per le produzioni televisive legate principalmente agli eventi sportivi. Prima e unica nel nostro paese è Sky.

Film come Avatar, completamente realizzati in CGI fotorealistico, hanno spostato il limite un passo più avanti. Sino a quel momento il 3D aveva raggiunto la perfezione nel ricreare oggetti o animali, ma nella realizzazione di figure umane la difficoltà era evidente. Oggi non più. Esistono dei software studiati per fare compositing del 3D. Nuke è sicuramente degno di nota.

Set extension, blue back sempre più arditi con ricostruzioni di interi paesaggi utilizzando anche matte painting, oltre al 3D CGI, sono sicuramente le situazioni più interessanti a cui mettere mano in post produzione.

Sappiamo che sei molto impegnato e siamo curiosi: quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

Ho la fortuna di lavorare da molti anni per un cliente che, frequentemente e costantemente, mi dà la possibilità di dare sfogo alla creatività facendomi realizzare billboard pubblicitari in motion graphics. Ma non solo motion graphics.

Nel suo portfolio ci sono molti brand in continua evoluzione e molto attivi dal punto di vista creativo. Le sue produzioni hanno sempre qualche effetto speciale da dover realizzare, quindi la mia presenza sui set come supervisore è spesso necessaria. Mi occupo anche della realizzazione del sito internet (grafica e programmazione) e della realizzazione creativa di brochure e presentazioni per l’azienda.

Ultima domanda d’obbligo: cosa consigli a chi ha intenzione di intraprendere una carriera in questo ambito?

Hardware e software costano sempre meno, spesso gli strumenti utilizzati sono semplici videocamere o macchine fotografiche, per non parlare dei telefonini. Questo significa che per poter emergere bisogna crearsi un proprio stile che ci identifichi. Imparare bene uno o due software che consentano di realizzare quello che vogliamo è un primo passo. L’unico limite che dobbiamo conoscere deve essere quello imposto dalle nostre idee.

Consiglio inizialmente di copiare o di cercare di copiare i lavori degli altri in modo da apprendere al meglio le tecniche, sia di montaggio che di utilizzo delle chiavi e dei livelli, fondamentali per chi è interessato al compositing: sarà la base del nostro lavoro.

Porsi degli obiettivi sempre un passo più avanti rispetto alle conoscenze appena acquisite e cercare il modo per arrivarci è ciò che ci fa crescere. Un discorso che vale anche in campo artistico.

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